Un antico popolo, figlio delle montagne, dall'origine incerta e dall'elevata spiritualità: dalla stirpe Pelasgica allo stile di battaglia Herne, passando per la confederazione capeggiata da Anagni, fino alla Lega Latina e agli scontri con la potente e vicina Roma.
“La popolazione agricola è quasi tutta agglomerata all’interno della città da dove parte di buon mattino per recarsi ai lavori campestri e dove ritorna spossata sul far della sera. E gli agricoltori anagnini, uomini e donne, ascendono a circa 6000, dei quali solo 1500 vivono sparsi per le campagne”.
In questa parte di approfondimenti troverete una descrizione del costume tipico ciociaro e della calzatura chiamata ‘ciocia’, con un focus sulle differenze tra abito maschile e femminile. C’è poi una descrizione della festività legata al patrono San Magno e il culto legato a San Martino.
La nostra è una tradizione culinaria semplice ma varia, dal dolce al salato!
Si cantava l'amore, ma non nel modo in cui siamo abituati a sentirlo: il ciociaro il sentimento non lo manifestava ma lo teneva per sé, lo custodiva gelosamente e lo curava lentamente, come la dura e faticosa vita legata alla terra gli aveva insegnato.
I dialetti con le loro origini raccontano la propria storia: rappresentano la nostra etichetta, le nostre radici e la nostra carta d'identità. Il dialetto comunica pensiero ed emozioni di chi lo usa: ha forza espressiva e descrittiva genuina per esprimere sentimenti, valori, culture, speranze, con cui ripercorrere i sentieri della memoria che oggi sono sempre più inquinati dalla frenesia della vita moderna.
Anagni era un paese ricco di fonti d’acqua anche se non si direbbe poiché ai giorni nostri il livello dell’acqua è sceso di 20 metri rispetto al suolo. A dimostrazione di ciò, c’è il fatto che un contadino anagnino ha rinvenuto nel proprio terreno un ferro di cavallo, poi attribuito ad Annibale, scavando ben quattro metri sotto la terra.
Il territorio di Anagni è ricco di uliveti e la produzione di olio extra-vergine di oliva è uno dei nostri punti di forza sin dall'antichità. Si potevano ben contare dodici frantoi, tra questi quelli della zona di San Paolo, di Vicolo del Montano e quelli della zona di Santa Chiara, uno che apparteneva alle suore e uno ai Lauri.
Di grande rilievo è il percorso dedicato a “Le Vie del Grano”, poiché è stato ed è parte fondamentale del nostro territorio. Da sempre la nostra città ha dato vita a tecniche di raccolta e conservazione del grano, al fine di lavorarlo.
Notevole è il nostro vino (specialmente il Cesanese) prodotto nell'area geografica che si estende tra la parte pianeggiante e le colline del bacino dell’alta valle del fiume Sacco, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.