Un'antica fonte di sostentamento
La mietitura
Il contadino usciva al mattino presto, con ciocie ai piedi, "suricchio"(falce) in mano e coda e un corno di vacca legato al fianco, che riempiva di acqua perché così poteva mantenere sempre bagnata la coda che serviva per affilare la falce in ogni momento. Altro elemento importante per il contadino erano i “canneji”, piccole canne protettive “salvadito” dove si potevano infilare le dita per evitare di tagliarsi durante la mietitura.
Il grano veniva raccolto col “suricchio", si formavano le gregne (fasci di grano), si facevano le casole e si trasportava sopra all’ara e poi coi mazzafrusti, o facendo passare sopra al grano gli animali (asini, ad esempio), si rompeva facendo la famosa “trita”. Una volta recuperato il grano, questo era sporco. Per ripulire il grano si utilizzava il “dio vento”: si buttava per aria, il pomeriggio dalle cinque in poi, e il vento spazzava via la pula, la polvere e le impurità, con il prodotto buono che cadeva a terra; oppure veniva setacciata con “pellicci” metallicci o di origine animale. Negli anni ‘30 hanno inventato la spolatrice, che puliva meccanicamente il grano dalla pula, antesignana della mietitrebbia moderna.
Il culto del Grano
Fin dai tempi antichi qui veniva venerata la Dea Cerere (dedicata a lei una delle porte pricipali) dea della terra, della fertilità e del grano in quanto questa era sempre stata una zona fertile, ricca di vegetazione e ricca di fonti d’acqua.
Dove oggi sorge la Cattedrale, dedicata a Santa Maria Annunziata, prima vi sorgeva un tempio dedicato alla Dea Cerere, non a caso si trovava nella parte alta della città come emulazione delle poleis greche, che come sappiamo, si dividevano in parte bassa e parte alta, Acropoli, gli antichi del nostro territorio riprendono questo schema e posizionano il tempio nella parte alta della città.
Con l’avvento del Cristianesimo non è andato perso il senso della prosperità che comunicava il tempio dedicato alla Dea Cerere, in quanto la cattedrale fu dedicata a Santa Maria Annunziata, il cui nome indica l’attesa di un nuovo frutto: una Madonna che porta in grembo la nuova vita, che è in dolce attesa, simbolo di fertilità, come Cerere. Per questo motivo, la festa del Patrono di Anagni, San Magno, avviene a fine agosto, periodo in cui termina la mietitura.